Incandidabilità o incompatibilità avvocati penalisti e magistrati

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Incandidabilità o incompatibilità avvocati penalisti e magistrati

Commento
Buongiorno a tutti simpatizzanti ed iscritti. Nel sistema della giustizia italiana v'è già un correttivo alla candidabilità dei magistrati, che non possono candidarsi dove esercitano le funzioni e senza prima aver preso la relativa aspettativa semestrale. Lo scopo è di evitare, che il magistrato possa usare del suo prestigio, per essere eletto; prestigio, che gli deriva dalla funzione, che esercita, oltre che dal suo cursus honorum, se ne è stato all'altezza e non lo ha tradito. L'avvocatura in politica, soprattutto quella che si occupa di diritto penale non ha simili limitazioni alla candidabilità ed alla eleggibilità. Eppure, di avvocati penalisti in politica nel trentennio, che sta per concludersi col Governo Meloni, ce ne sono stati e ce ne sono. Un esempio? Il Presidente del Senato pro tempore. Il loro contributo alla sfiguramento della giustizia in questi anni è stato fattivo. I vari lodi Alfano, Schifani, le leggi poi devenute Ex, (la Cirielli), sono tutte esempi di come costoro abbiano confuso la professione con la funzione legislativa. L’indipendenza deve caratterizzare anche l'azione dell'avvocato, se è vero che anche l'avvocato è uno degli attori della giurisdizione, che su di sé porta il peso forse più grande, quello della difesa dall'ascrizione di fatti, che, a volte, è impossibile ricostruire in modo veritiero. Il processo Borsellino ne è un esempio. Allora, l'avvocatura, soprattutto quella penale, deve si poter partecipare al processo legislativo, ma senza che vi sia anche il minimo sospetto, che possa essere a servizio dei processi, che difende. Per questo motivo il Movimento deve impegnarsi per far sì, che l'avvocato penalista, che intenda candidarsi, lo debba fare fuori dal ruolo professionale, prevedendo una aspettativa elettorale e l'incompatibilità della professione con le cariche elettive. Anche perché l'avvocato penalista conosce di fatti di una gravità inaudita e la sua attività non deve essere nemmeno lontanamente sospettabile di essere cerniera fra gli interessi illegali e la funzione legislativa. L’incompatibilità con i ruoli di governo potrebbe essere la soluzione. Certo non ci sarebbero i due sotto segretati attuali al Ministero di Grazia e Giustizia, ma non è neanche pensabile, che chi veste la toga possa, poi, presentare decreti legge o disegni di legge, che manomettono la prescrizione, per fare solo l’esempio della cosiddetta EX Cirielli. Si perché la Giustizia è l'atra faccia della politica e l'astensionismo è dovuto soprattutto all'umiliazione che la Giustizia ha subito nel trentennio, che stiamo vivendo, nel quale si abrogano le fattispecie degli amici, sull'assunto che la statistica lo voglia e si aumentano le pene ai ladri di biciclette, per non dire di mele. Quindi, i professionisti della giustizia potranno portare il loro contributo, ma come auditi in commissione o parte delle commissioni ministeriali, se esercitano le funzioni e la professione. Il tutto nel quadro della Costituzione della Repubblica che in materia di C.S.M. è chiara e recita: "Non possono, finché sono in carica, essere iscritti negli albi professionali, né far parte del Parlamento o di un Consiglio regionale." Riferendosi ovviamente ai membri laici del C.S.M.
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