Versamenti pensionistici

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Bisogna fare una legge che restituisca i contributi versati a chi non ha raggiunto i requisiti per la pensione...non è giusto che si perda tutto. Inoltre i 5 anni di studi per la laurea devono essere inseriti come contributi a fine pensione.

Commento
Possibilità di. Anticipare la pensione con 35 anni di servizio e 58 di età per chi vuole e senza penalità.
Trovare il modo ed i fondi per permettere a tutti di recuperare quanto versato allo stato e non è riuscito a raggiungere i contributi necessari per accedere alla pensione, possa recuperare quanto versato. Come accade in molte nazioni europee, Svizzera, Germania etcc
Il sistema sarebbe da rivedere nella totalità soprattutto per quanto riguarda le pensioni dei politici e i loro vitalizi. In un sistema uguale per tutti. Porre un tetto massimo alle pensioni dei politici
Concordo
Il sistema sarebbe da rivedere nella totalità: i 67 anni costringono le aziende a trovare espedienti per licenziare per giusta (cioè ingiusta) causa il personale anziano che rende operativamente di meno di un giovane galoppante, il tetto dei 42 anni e 10 mesi potrebbe essere abbassato tranquillamente riportandolo a 35 anni, specie perchè molto spesso i 42 anni sono e saranno irraggiungibili con il precariato giovanile attuale (come dire voi giovani non ci andrete MAI più in pensione, non lavorerete sino ai 67 anni, ma anche qualche anno nell'aldilà); invece di continuare a dire pensioni anticipate ma ridotte, bisognerebbe introdurre un tetto massimo di previdenza sociale pensionistica che tramite i grandi contributi che pagano le Aziende ai dirigenti (molto spesso a spese dello stesso stato o parastato). In un sistema di calcolo dell'anzianità di lavoro equo che parifichi il lavoro di un parlamentare a quello di un dipendente statale.
Sono contrario alla proposta, non perché non sia giusto restituire soldi a chi a pagato senza ottenere nulla in cambio, ma perché credo che tutto il sistema contributivo introdotto dalla riforma Dini del 1995 sia un inganno e sarebbe più giusto tornare ad un sistema retributivo (magari con parametri diversi da quelli previsti nel passato). La pensione non si basa su un dare-avere, si basa su un meccanismo diverso simile all'assicurazione. Quando versiamo i contributi ci stiamo assicurando una copertura economica per la vecchiaia. Nessuno sa quanto costerà, cioè per quanti anni l'anziano percepirà la sua pensione, allo stesso modo di quando paghiamo la rata assicurativa per l'autonomile: nessuno sa se ci sarà un sinistro e quali danni si dovranno pagare. Sono contratti ALEATORI. Io non posso chiedere all'assicurazione di restituirmi le rate pagate negli anni con la motivazione di non aver avuto mai un incidente. I miei versamenti sono stati utilizzati per pagare gli incidenti di altri automobilisti. Così si riescono a coprire i rischi. Perciò è più giusto proporzionare la pensione alla retribuzione facendo un calcolo degli anni di lavoro (e di contribuzione) ma non ha senso stare a calcolare i contributi versati facendo finta che la pensione è una banale restituzione di quel che è stato versato, perché questo non è vero e non è nemmeno possibile. Il calcolo "contributivo" è solo un inganno pensato per dare poco a quancuno e molto a qualcun altro. Così dirigenti e manager, dopo aver goduto di super-stipendi, possono assicurarsi anche super-pensioni come se la vecchiaia di un dirigente valesse o costasse più di quella di un operaio.
Il sistema previdenziale pubblico è solidaristico per antonomasia: i contributi versati da chi lavora servono per pagare le pensioni in essere e quindi non sono "proprietà" di chi li versa. Diverso è invece il sistema pensionistico integrativo o assicurativo: quello che versi ti viene "restituito" rivalutato sotto forma di vitalizio o della liquidazione dell'intero ammontare in un'unica soluzione, al netto degli oneri fiscali. Pertanto riguarda il diretto interessato e, tuttavia, come sostiene giustamente chi mi ha preceduto, anche le assicurazioni pagano i vitalizi con i versamenti di altri aderenti. Ritengo che il sistema retributivo abbia causato comunque un'evidente distorsione del sistema previdenziale, visto che il calcolo del rateo si basava sulla media delle retribuzioni degli ultimi cinque anni, durante i quali solitamente avvenivano "scatti di anzianità" e aumenti stipendiali ad hoc finalizzati a un trattamento di quiescenza che risultava sproporzionato rispetto ai contributi versati nel corso della vita lavorativa, considerando oltretutto che si raggiungevano i requisiti anagrafici o di anzianità molto prima di quanto avviene oggi. All'opposto il sistema contributivo ha i suoi effetti penalizzanti rispetto alle ultime retribuzioni percepite. L'ideale sarebbe un sistema (credo vigente in Olanda, ma potrei sbagliarmi) che, una volta stabilite soglia anagrafica o di anzianità contributiva, garantisca un vitalizio decoroso minimo per tutti stabilito per legge (una sorta di pensione di cittadinanza), a cui andrebbe aggiunta una quota variabile proporzionata ai contributi effettivamente versati
Non è materia di cui sono competente, però mi sono sempre chiesto il perchè non sia possibile andare in pensione quando ci pare ( almeno dieci anni di lavoro) ricevendo come pensione il versato rivalutato? Può essere una battaglia da affrontare ?
Bisogna assolutamente fare una riforma delle pensioni ;tenendo conto delle diverse tipologie di lavoro svolto,dei turni lavorativi e del lavoro svolto!!!! Una persona che ha fatto le pulizie sui treni,nelle stazioni ,a contatto con rischi biologici e altro,non può percepire una pensione di 600 euro al mese solo perché è un operaio di impresa di pulizie; un''ASA o un'OSS che ha svolto un lavoro fisico non indifferente,a contatto con disabili,con manovre pesanti,non può percepire una pensione di 900 (assunti da agenzie e cooperative) 1100_1200 da fondazioni!!!!
Concordo