Ripensare la società italiana
1. Carta dei Principi e dei Valori
L'obiettivo principale deve essere quello di rappresentare e sostenere i bisogni della popolazione italiana nelle sue stratificazioni sociali.
2. Istituzioni e coesione territoriale
Coinvolgere i cittadini nelle scelte pubbliche attraverso più frequenti votazioni su temi qualificanti.
3. Enti locali
Gli eletti negli enti locali dovranno essere più vicini ai bisogni che emergono dai territori con particolare riguardo alle persone disagiate
4. Economia, lavoro, impresa
Riorganizzare il sistema finanziario con particolare attenzione al sistema bancario, oggi fonte di speculazioni e profitti illeciti. Ripristinare le leggi a difesa dei lavoratori (art. 18 Statuto Lavoratori) e riformulare la legge 624/96 a tutela della sicurezza sul lavoro
5. Salute e inclusione sociale
Sistema sanitario da riorganizzare: eliminare le liste d'attesa e ridurre la privatizzazione sanitaria. Approvare una legge per l'inclusione sociale dei migranti (Ius soli)
6. Giustizia e legalità
Legiferare per rendere il sistema fiscale sempre più progressivo con tassazione più alta per i grandi patrimoni. Controlli fiscali più frequenti con la riorganizzazione/aumento dei controllori (Guardia di Finanza)
8. Istruzione, università, cultura e informazione
Controllo più accurato o eliminazione delle università on line. Riorganizzare il sistema d'accesso universitario del numero chiuso
13. Infrastrutture e mobilità sostenibile
Trasferire risorse al sistema di trasporto pubblico locale. Ridimensionamento delle grandi opere. No al ponte sullo stretto di Messina!!!
Commento |
---|
8. Concordo sull'urgenza di ridimensionare il fenomeno delle università on line. A tal proposito pubblico un articolo letto sul Fatto: "La telefonata si apre con una premessa: chi chiama è un’insegnante precaria, che dice di essere stata esclusa più volte dalle prove preselettive per i corsi di abilitazione richiesti per diventare professore di sostegno (Tfa, tirocinio formativo attivo). Chi risponde – un tutor di un’università online – la conforta dicendole che ha contattato il posto giusto: “Chi si rivolge a noi è spesso in questa situazione”. L’offerta è presto detta. Per 7.500 euro, è questo il costo della retta, si può aggirare la via italiana – 300 ore di tirocinio, corsi a numero chiuso di molto sotto alla necessità reale – ottenendo una più agile abilitazione estera (la scuola in questione propone una soluzione in Spagna, ma ci sono casi identici in Romania, Bulgaria e altri Paesi europei), che poi verrebbe riconosciuta direttamente dal ministero, o tramite un ricorso al Tar. A sentire la conversazione, il corso sarebbe sostanzialmente fasullo, visto che l’aspirante dice di non parlare la lingua. L’esame? Non occorre nemmeno compilare le crocette di un questionario online. Per cautelare i clienti, spiega infatti il tutor, la scuola incarica direttamente una persona di fiducia dell’università online italiana: “Non possiamo rischiare che ci andiate voi”. A raccogliere casi come questo – con tanto di audio-registrazioni – è Marco Macrì, vigile del fuoco e portavoce di Genova Inclusiva, comitato di genitori che rappresenta 2 mila famiglie con figli che non hanno accesso a cure riabilitative: “Stiamo ricevendo numerose segnalazioni di questo tipo, sintomo di un fenomeno spaventoso: con i fondi del Pnrr potrebbero entrare nella scuola italiana migliaia di insegnanti di sostegno che non hanno ricevuto una formazione adeguata. Affidereste mai la vostra vita a un medico o a un pompiere che si è formato con un corso online, in una lingua che non conosce, e magari dopo aver passato un test che non ha nemmeno compilato lui? Ciò che sta accadendo è gravissimo e ingiusto per chi svolge i corsi come vanno fatti. Con la complicità del governo si sta di fatto facendo un regalo alle università online”. A settembre, Genova Inclusiva organizzerà una manifestazione davanti al ministero. Macrì, che in un’occasione pubblica aveva già fermato la premier Giorgia Meloni per sollevare il problema, chiama in causa il ministero dell’Istruzione Giuseppe Valditara, che nel suo curriculum ha ricoperto il ruolo di “presidente dell’Osservatorio inter-ateneo per la ricerca università E-Link ed E-campus”, ed è espressione di un partito, la Lega, che ha ricevuto molti finanziamenti proprio da importanti esponenti delle università online: “Invece di aumentare i corsi delle università, di renderli accessibili e gratuiti, il governo di fatto accetterà nei concorsi migliaia di aspiranti docenti passati da queste scorciatoie, facendo un regalo enorme alle università online che le mettono a disposizione”. A fronte di 27 mila specializzati con l’ottavo ciclo di Tfa, le stime sono di 11 mila titoli riconosciuti dall’estero. Un business enorme per le università online che li propongono. Valditara sull’argomento si è espresso a giugno, commentando una sentenza del Consiglio di Stato che aveva dato ragione a un’insegnante formatasi con un corso estero: “L’Europa non può essere presa in considerazione solo quando ci fa comodo. L’Ue ci dice che quei titoli sono validi anche in Italia”. Il problema però è che in questo modo, di fatto, chi è disposto a pagare una retta più costosa (circa 7 mila euro), senza fatica, può passare davanti a chi riesce a entrare nei pochi corsi messi a disposizioni dalle università italiane (che comunque sono a pagamento e spesso costano 2-3 mila euro). “Denunciamo da tempo il totale fallimento del governo nelle politiche di selezione del personale scolastico – dice Mario Lugaro, sindacalista della Flc-Cgil – I soldi del Pnrr si potrebbero usare in base alle graduatorie di concorsi già svolti e sanare così la posizione di molti precari. Invece Valditara ha preferito un’altra strada, quella di bandire nuovi concorsi, creando ulteriori problemi. Invece di diminuire, il precariato non ha fatto che aumentare”. |