Recupero massiccio dell'astensionismo

Materia: Organizzazione interna e strumenti

14. Organizzazione e strumenti dell’Associazione Movimento 5 Stelle

Detto brevemente: a tutti gli elettori che presentano la scheda elettorale debitamente timbrata e indipendentemente dal voto che ognuno ha dato, che ovviamente, è segreto, lo Stato da un buono di (ad esempio) 50€, non certamente in denaro ma con caratteristiche e modalità che si vedranno in seguito.

Commento
Nelle democrazie rappresentative TUTTI i cittadini hanno il diritto/dovere di partecipare alle elezioni dei propri rappresentanti in funzione degli orientamenti che gli elettori vorrebbero e che gli eletti si impegnano a sostenere. Tant’è che per tanti anni in Italia il diritto/dovere di partecipare al voto fu reso obbligatorio con sanzioni, minime mai o raramente applicate, per gli astensionisti. E si ottennero dei livelli di partecipazione al voto molto alti. A un certo punto i politici e relativi partiti hanno abolito tali sanzioni, e complice anche il mal comportamento della classe politica, poco per volta la partecipazione al voto andò diminuendo. Il mal comportamento della classe politica portò con sé anche una profonda delusione o sfiducia nelle magnifiche promesse e fantastiche proposte fatte in sede di campagna elettorale da parte di tutti i partiti, visto il ripetersi delle proposte a ogni votazione e il ripetersi delle speranze disattese a fine legislatura. Sovente il voto si limita a premiare proposte settoriali che garantiscono sicuri ritorni economici agli interessati. Vedasi protezioni degli interessi economici di determinate categorie: balneari, tassisti, evasori fiscali, ecc. Questa proposta per RECUPERARE IL VOTO DEGLI ASTENSIONISTI di conseguenza punta a tralasciare i grandi temi ideali cui nessuno più crede e focalizzare gli incentivi piuttosto sul lato economico dell’elettore. Dato per abolito il regime sanzionatorio dell’astensione, si deve per forza ricorrere a una politica di incentivazione dell’elettorato alla partecipazione al voto. Esaurite le ripetizioni delle promesse di: miglioramento del servizio sanitario, della scuola, dei trasporti, della occupazione femminile, ecc. non resta che ricorrere all’incentivo economico. Detto brevemente: a tutti gli elettori che presentano la scheda elettorale debitamente timbrata e indipendentemente dal voto che ognuno ha dato, che ovviamente, è segreto, lo Stato da un buono di (ad esempio) 50€, non certamente in denaro ma con caratteristiche e modalità che si vedranno in seguito. Per poter proporre innovazioni pacificamente rivoluzionarie il Movimento deve avere una maggioranza molto solida e possibilmente autonoma da altre forze politiche.
Questo principio di dare un premio non contrasta con alcun principio di correttezza etica. Anzi, alcune teorie economiche ritengono che sia un giusto dovere dello Stato quello di dare ai cittadini delle risorse economiche. A maggior ragione se tale premio viene dato per rafforzare la rappresentatività della funzione democratica. La teoria economica (v. Stephanie Kelton “Il mito del debito”) dice che lo Stato prima deve dare delle risorse ai cittadini e poi può pretendere di riscuotere delle tasse. Il viceversa è un obbrobrio: lo Stato che pretende tasse da una cittadinanza che non ha ricevuto risorse è un paradigma sicuramente sbagliato. Il bonus elettorale proposto non è una meschina “mancia elettorale”. Si tenga infatti conto che se un agricoltore riceve una somma X che utilizzerà per comperare della semente, dopo la semina, il raccolto e la vendita questo avrà ricavato diciamo 10 volte X, da cui l’effetto moltiplicativo dell’economia. Lo stesso vale per qualsiasi altro mestiere. Quindi il bonus elettorale avrà un sicuro effetto benefico per l’economia. Se si danno risorse ai cittadini si crea ricchezza. Il bonus elettorale non è una compravendita di voti, perché il premio non viene erogato a fronte di un voto per un determinato partito ma solo a fronte del fatto che l’elettore ha partecipato al voto, poi potrebbe anche aver votato scheda nulla, ma questo sta all’intelligenza dell’elettore, certamente se vota per nessuno o per un partito che è contrario al principio del bonus e quindi la proposta poi non passasse al vaglio del parlamento l’elettore non potrà lamentarsi. Qual è lo spirito per cui il Movimento dovrebbe presentare una tale proposta. È abbastanza ragionevole pensare che il potenziale dei voti degli astenuti sia favorevole al Movimento. A maggior ragione si sarà disposti a votare il Movimento che presenta tale proposta. C’è da pensare che una proposta come questa creerebbe un grande scompiglio tra le varie compagini politiche. Probabilmente avrebbe un effetto dirompente, a tutto vantaggio della visibilità elettorale del Movimento. Nulla osta per altro che altri partiti si associno alla proposta, fermo restando che con una adeguata campagna pubblicitaria il Movimento si appropri della paternità dell’idea.
Questo principio di dare un premio non contrasta con alcun principio di correttezza etica. Anzi, alcune teorie economiche ritengono che sia un giusto dovere dello Stato quello di dare ai cittadini delle risorse economiche. A maggior ragione se tale premio viene dato per rafforzare la rappresentatività della funzione democratica. La teoria economica (v. Stephanie Kelton “Il mito del debito”) dice che lo Stato prima deve dare delle risorse ai cittadini e poi può pretendere di riscuotere delle tasse. Il viceversa è un obbrobrio: lo Stato che pretende tasse da una cittadinanza che non ha ricevuto risorse è un paradigma sicuramente sbagliato. Il bonus elettorale proposto non è una meschina “mancia elettorale”. Si tenga infatti conto che se un agricoltore riceve una somma X che utilizzerà per comperare della semente, dopo la semina, il raccolto e la vendita questo avrà ricavato diciamo 10 volte X, da cui l’effetto moltiplicativo dell’economia. Lo stesso vale per qualsiasi altro mestiere. Quindi il bonus elettorale avrà un sicuro effetto benefico per l’economia. Se si danno risorse ai cittadini si crea ricchezza. Il bonus elettorale non è una compravendita di voti, perché il premio non viene erogato a fronte di un voto per un determinato partito ma solo a fronte del fatto che l’elettore ha partecipato al voto, poi potrebbe anche aver votato scheda nulla, ma questo sta all’intelligenza dell’elettore, certamente se vota per nessuno o per un partito che è contrario al principio del bonus e quindi la proposta poi non passasse al vaglio del parlamento l’elettore non potrà lamentarsi. Qual è lo spirito per cui il Movimento dovrebbe presentare una tale proposta. È abbastanza ragionevole pensare che il potenziale dei voti degli astenuti sia favorevole al Movimento. A maggior ragione si sarà disposti a votare il Movimento che presenta tale proposta. C’è da pensare che una proposta come questa creerebbe un grande scompiglio tra le varie compagini politiche. Probabilmente avrebbe un effetto dirompente, a tutto vantaggio della visibilità elettorale del Movimento. Nulla osta per altro che altri partiti si associno alla proposta, fermo restando che con una adeguata campagna pubblicitaria il Movimento si appropri della paternità dell’idea.
Questo principio di dare un premio non contrasta con alcun principio di correttezza etica. Anzi, alcune teorie economiche ritengono che sia un giusto dovere dello Stato quello di dare ai cittadini delle risorse economiche. A maggior ragione se tale premio viene dato per rafforzare la rappresentatività della funzione democratica. La teoria economica (v. Stephanie Kelton “Il mito del debito”) dice che lo Stato prima deve dare delle risorse ai cittadini e poi può pretendere di riscuotere delle tasse. Il viceversa è un obbrobrio: lo Stato che pretende tasse da una cittadinanza che non ha ricevuto risorse è un paradigma sicuramente sbagliato. Il bonus elettorale proposto non è una meschina “mancia elettorale”. Si tenga infatti conto che se un agricoltore riceve una somma X che utilizzerà per comperare della semente, dopo la semina, il raccolto e la vendita questo avrà ricavato diciamo 10 volte X, da cui l’effetto moltiplicativo dell’economia. Lo stesso vale per qualsiasi altro mestiere. Quindi il bonus elettorale avrà un sicuro effetto benefico per l’economia. Se si danno risorse ai cittadini si crea ricchezza. Il bonus elettorale non è una compravendita di voti, perché il premio non viene erogato a fronte di un voto per un determinato partito ma solo a fronte del fatto che l’elettore ha partecipato al voto, poi potrebbe anche aver votato scheda nulla, ma questo sta all’intelligenza dell’elettore, certamente se vota per nessuno o per un partito che è contrario al principio del bonus e quindi la proposta poi non passasse al vaglio del parlamento l’elettore non potrà lamentarsi. Qual è lo spirito per cui il Movimento dovrebbe presentare una tale proposta. È abbastanza ragionevole pensare che il potenziale dei voti degli astenuti sia favorevole al Movimento. A maggior ragione si sarà disposti a votare il Movimento che presenta tale proposta. C’è da pensare che una proposta come questa creerebbe un grande scompiglio tra le varie compagini politiche. Probabilmente avrebbe un effetto dirompente, a tutto vantaggio della visibilità elettorale del Movimento. Nulla osta per altro che altri partiti si associno alla proposta, fermo restando che con una adeguata campagna pubblicitaria il Movimento si appropri della paternità dell’idea.
Questo principio di dare un premio non contrasta con alcun principio di correttezza etica. Anzi, alcune teorie economiche ritengono che sia un giusto dovere dello Stato quello di dare ai cittadini delle risorse economiche. A maggior ragione se tale premio viene dato per rafforzare la rappresentatività della funzione democratica. La teoria economica (v. Stephanie Kelton “Il mito del debito”) dice che lo Stato prima deve dare delle risorse ai cittadini e poi può pretendere di riscuotere delle tasse. Il viceversa è un obbrobrio: lo Stato che pretende tasse da una cittadinanza che non ha ricevuto risorse è un paradigma sicuramente sbagliato. Il bonus elettorale proposto non è una meschina “mancia elettorale”. Si tenga infatti conto che se un agricoltore riceve una somma X che utilizzerà per comperare della semente, dopo la semina, il raccolto e la vendita questo avrà ricavato diciamo 10 volte X, da cui l’effetto moltiplicativo dell’economia. Lo stesso vale per qualsiasi altro mestiere. Quindi il bonus elettorale avrà un sicuro effetto benefico per l’economia. Se si danno risorse ai cittadini si crea ricchezza. Il bonus elettorale non è una compravendita di voti, perché il premio non viene erogato a fronte di un voto per un determinato partito ma solo a fronte del fatto che l’elettore ha partecipato al voto, poi potrebbe anche aver votato scheda nulla, ma questo sta all’intelligenza dell’elettore, certamente se vota per nessuno o per un partito che è contrario al principio del bonus e quindi la proposta poi non passasse al vaglio del parlamento l’elettore non potrà lamentarsi. Qual è lo spirito per cui il Movimento dovrebbe presentare una tale proposta. È abbastanza ragionevole pensare che il potenziale dei voti degli astenuti sia favorevole al Movimento. A maggior ragione si sarà disposti a votare il Movimento che presenta tale proposta. C’è da pensare che una proposta come questa creerebbe un grande scompiglio tra le varie compagini politiche. Probabilmente avrebbe un effetto dirompente, a tutto vantaggio della visibilità elettorale del Movimento. Nulla osta per altro che altri partiti si associno alla proposta, fermo restando che con una adeguata campagna pubblicitaria il Movimento si appropri della paternità dell’idea.
Questo principio di dare un premio non contrasta con alcun principio di correttezza etica. Anzi, alcune teorie economiche ritengono che sia un giusto dovere dello Stato quello di dare ai cittadini delle risorse economiche. A maggior ragione se tale premio viene dato per rafforzare la rappresentatività della funzione democratica. La teoria economica (v. Stephanie Kelton “Il mito del debito”) dice che lo Stato prima deve dare delle risorse ai cittadini e poi può pretendere di riscuotere delle tasse. Il viceversa è un obbrobrio: lo Stato che pretende tasse da una cittadinanza che non ha ricevuto risorse è un paradigma sicuramente sbagliato. Il bonus elettorale proposto non è una meschina “mancia elettorale”. Si tenga infatti conto che se un agricoltore riceve una somma X che utilizzerà per comperare della semente, dopo la semina, il raccolto e la vendita questo avrà ricavato diciamo 10 volte X, da cui l’effetto moltiplicativo dell’economia. Lo stesso vale per qualsiasi altro mestiere. Quindi il bonus elettorale avrà un sicuro effetto benefico per l’economia. Se si danno risorse ai cittadini si crea ricchezza. Il bonus elettorale non è una compravendita di voti, perché il premio non viene erogato a fronte di un voto per un determinato partito ma solo a fronte del fatto che l’elettore ha partecipato al voto, poi potrebbe anche aver votato scheda nulla, ma questo sta all’intelligenza dell’elettore, certamente se vota per nessuno o per un partito che è contrario al principio del bonus e quindi la proposta poi non passasse al vaglio del parlamento l’elettore non potrà lamentarsi. Qual è lo spirito per cui il Movimento dovrebbe presentare una tale proposta. È abbastanza ragionevole pensare che il potenziale dei voti degli astenuti sia favorevole al Movimento. A maggior ragione si sarà disposti a votare il Movimento che presenta tale proposta. C’è da pensare che una proposta come questa creerebbe un grande scompiglio tra le varie compagini politiche. Probabilmente avrebbe un effetto dirompente, a tutto vantaggio della visibilità elettorale del Movimento. Nulla osta per altro che altri partiti si associno alla proposta, fermo restando che con una adeguata campagna pubblicitaria il Movimento si appropri della paternità dell’idea.
Considerazioni. a) Modalità di erogazione. Il bonus dovrebbe venir erogato a elezioni concluse a fronte della scheda elettorale debitamente timbrata. Dovrebbe essere erogato non in contanti ma con un accredito di uno sconto fiscale da valere su una o più tasse, e caricato su un conto individuale o su una specifica scheda elettronica, con vincolo di spesa su un certo numero di voci da definire, con una scadenza temporale, con il vincolo che tale bonus non potrà essere pagato in contante ma potrà essere negoziabile, cioè ceduto ad altri soggetti, privati o istituti di credito da redimere presso l’Agenzia delle Entrate entro i cinque anni della legislatura. In caso di elezioni anticipate varranno sempre i cinque anni. b) Costo dell’operazione. Gli elettori con diritto al voto in Italia son 46 M. Supposto che grazie al bonus proposto vadano a votare l’80% degli aventi diritto, si tratta di 37 M di persone. Se ad ognuna occorre dare 50 € si tratta di una somma pari a: 1.840 M€ ≈ 2 MLD€ Considerato che il PIL è di circa 20.000 MLD € si tratta di un importo pari al 0,1 % del PIL da spalmare su cinque anni cioè il 0,02 % del PIL annuo pari a 400 MLN€/anno. Non è una cifra impossibile da gestire nel bilancio dello Stato. Altra considerazione da fare è che si tratta di un “bonus fiscale, esplicitamente non monetizzabile”, quindi per lo Stato, contabilmente non si tratta di una spesa e quindi di un debito, bensì di un mancato introito che non va a caricare il debito dello Stato. Si tenga anche in conto che tale bonus è previsto che venga speso, cioè messo in circolazione entro i cinque anni della legislatura e di conseguenza: andrà a incrementare il PIL, buona parte di esso andrà consumato in tasse (IRPEF, IVA, ecc.) a favore dell’Agenzia delle Entrate. c) Un premio i 50 € spalmato sui 5 anni di legislatura rappresenta una conversione di 10 €/anno di debito fiscale, però viene erogato in un’unica soluzione frazionabile a comodità dell’interessato. Praticamente, nella misura in cui il bonus è negoziabile rappresenta una specie simile a una moneta parallela con tutti i vantaggi che essa presenta. Innanzitutto è coperta da una garanzia super sicura visto che è garantita dalle entrate fiscali dello Stato.
VANTAGGI PER IL MOVIMENTO. Si riporta di seguito una molto rozza analisi di voto tra le elezioni 2018 e 2022: nel 2022 ci fu un’affluenza del 64% pari a 46M * 0,64 = 30 M di votanti e un astensionismo del 36% pari a 16,5 M di votanti. nel 2018 l’affluenza fu del 73% pari a 46 * 0,73 = 33,5 M di votanti e un astensionismo del 27% pari a 12,4 M di votanti. Tra le elezioni del 2018 e quelle del 2022 il M5* ha perso 6,5 m di voti. Allo stesso tempo il n. di astenuti è cresciuto di circa 4 M di aventi diritto pari ad un incremento del 25%.
Si fanno di seguito delle ipotesi di nuove elezioni: - Indipendentemente dall’effetto bonus elettorale si supponga che i gruppi CDX, CSX e M5* , prendano gli stessi voti del 2022 (fonte: Wikipedia), si tratta di un’ipotesi realistica anche se molto probabilmente cambieranno, ma se non ci sarà un elemento di grande presa affluenza al voto e distribuzione dei voti non cambieranno di molto. - Si supponga con prudenza di poter recuperare con il bonus elettorale: - l’80% del delta negativo M5* tra 2018 e 2022, ovvero 6,5 M voti * 0,8 = 5,2 M voti - il 50% del plafond di astenuti del 2018 cioè: 12.5 M voti * 0,5 = 6,25 M voti. Si veda nella tabella seguente: 1.- Con le ipotesi fatte, il totale dei voti validi sale al 86% e il totale astenuti cala al 14% 2.- Il Movimento 5* da solo prende il 36% e ritorna ad essere il primo gruppo in Parlamento. 3.- Le ipotesi con cui si è fatto la simulazione sono abbastanza prudenti nel senso che è pure probabile che la partecipazione sia ancora superiore. 4.- Non si considerano le quote di voto estero perché sarebbe troppo complicata/impossibile l’erogazione del bonus. Si potrebbe riservare di erogare il bonus agli elettori estero nell’eventualità di un passaggio in Italia, visto la cifra modesta in gioco non vale la pena dedicargli attenzione più di tanto. 5.- Non è da escludere che il bonus elettorale più le altre iniziative in cantiere non possano portare il M5* pure ad un traguardo più ambizioso. a) Certamente un’ipotesi come quella descritta va presa con molta attenzione e prudenza. Le cose da fare per chiarire ulteriormente le idee sono due: a. Effettuare altre simulazioni basate sui dati di sondaggi politici (tenendo conto che i sondaggi che riguardano il M5* alle elezioni politiche sono stati solitamente molto inferiori ai risultati effettivi). b. Possibilmente effettuare preventivamente un’operazione sperimentale di bonus elettorale sulle elezioni comunali di qualche medio comune proponendo un bonus basato sulle tasse comunali, ad esempio la tassa rifiuti, per sondare la reazione delle forze politiche e dell’elettorato. b) CONLUSIONI. Se la politica del M5* deve essere, come fu in passato, una politica dirompente, di ampia distinzione rispetto alle politiche dei partiti “tradizionali”, per potarle avanti occorre una maggioranza ampia e salda, altrimenti si correrà il serio rischio di rimanere confusi nella palude. Il Bonus Elettorale, al di là dei risultati numerici, avrebbe sicuramente la capacita di dare al M5* una visibilità e capacità di catturare un elettorato consistente. Inutile dirlo, se si volesse seguire questa strada ci vorrà una accorta, molto accorta, campagna pubblicitaria elettorale per presentarla nel modo giusto.
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